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Tutto in bocca alla puttana Fausta: racconto erotico

Puttana nascosta

Fausta, la prima volta che la vidi, non mi incuriosì più di tanto. Sarà che era inverno, sarà che avevo occhi solo per quella gran fica della sua amica Greta. Notai che era carina, sicuro, e che aveva modi gentili. Vestiva una felpa e portava la mascherina. Il mistero intriga, certo, fa viaggiare con la fantasia. Ma negare al mondo quello spettacolo di labbra, scoprii poi, è scandaloso.

Greta, quella sera, non mi filò proprio. Rimase lì seduta a farsi guardare, sganciando commenti acidi per tutti. Figa d'oro che non è altro, ha in mente solo stronzate e rampolli.

Fausta, invece, sembrava annoiarsi. Continuava a guardare il telefono e, ogni tanto, usciva a fumare, finché salutò e se ne andò. Aveva un bel culo, ma come fare a fidarsi? Indossava quei jeans moderni che fanno sembrare tutte le tipe J.Lo.

Andò che, in primavera, stavo camminando solo per Viale Etiopia, saranno state le diciotto, e sentii chiamare il mio nome. Mi girai e non la riconobbi subito. "Sono Fausta, ti ricordi?", mi disse sorridendo.

Ora che la mascherina la teneva in borsa, potevo finalmente vedere le sue fantastiche labbra. Sembravano disegnate col pennello, erano succose e del colore del fuoco. Se le inumidì. "Ti va un aperitivo, se non sei di fretta?", domandai per rompere il ghiaccio. Accettò e ci sedemmo al bar.

Ordinammo Screwdriver e chiacchierammo. Fausta sorrideva e ammiccava. Io, invece, fissavo troppo spesso la sua bocca, soprattutto quando beveva dalla cannuccia.

Puttana smascherata

Alla fine del secondo giro, le cose si fecero decisamente interessanti. Fausta si sedette proprio accanto a me. Parlava con voce soffusa, ora, e di tanto in tanto mi sfiorava l'orecchio con le sue magnifiche labbra. Ci guardavamo e, quando la facevo ridere, mi accarezzava la coscia. Io già fantasticavo. Pensavo di essere a letto con lei, a movimenti sinuosi e a gemiti di piacere. Ma Fausta, per me, aveva altri progetti.

Avevamo parcheggiato all'ultimo piano dello stesso silos, e pensavamo di continuare la serata in un altro locale. Quando prendemmo le scale per raggiungere le macchine, Fausta, d'improvviso, mi spinse contro il muro e mi limonò. Lo fece con un'energia inaspettata.

Immediatamente, mi piazzò la mano sul pacco e mi trapanò l'orecchio con la lingua. "Voglio il tuo cazzo," sussurrò ansimando. Sentivo di avere i suoi capelli neri in bocca, e l'uccello durissimo. Mi divincolai, nel tentativo di portarla in macchina. Non vedevo l'ora di scoparmela.

Dopo qualche gradino, al pianerottolo, Fausta mi bloccò, si mise a cavalcioni e, strofinando il naso contro il pacco, mi slacciò la cintura. "Sono una puttana, lo so, sono una puttana," disse tirandomelo fuori. Cominciò a toccarlo, a guardarlo e a passarselo attorno alle labbra, quasi incredula. Si avventurò sotto le palle, risalì con la lingua ed assaggiò la cappella. Poi partì a segarmelo pianissimo.

"Vuoi che te lo succhi come una vera puttana?", domandò fissandomi eccitata. Nemmeno il tempo di risponderle che il mio cazzo sparì tra le sue labbra infuocate. Succhiava come una regina. Mentre mi accarezzava le palle, la sua bocca, con movimenti decisi e profondi, scendeva sempre più giù, fino a prenderlo tutto in gola. Con gli occhi quasi lucidi, ora, si picchiettava l'uccello sulla guancia.

Ripartì a succhiarmelo veloce, con la mano che seguiva il movimento. Sfinita, si bloccò per passare la lingua sulla cappella. Quasi venivo. Lei, esperta, cominciò ad accarezzarmi i coglioni, poi spostò le mani sui miei fianchi e, con voce tremante, mi implorò di scoparle la bocca. La mia cappella le gonfiava la guancia, e lei godeva persa.

Dopo un paio di giochi con la lingua, Fausta ricominciò a succhiarmelo piano, poi sempre più forte. "Sborrami in bocca," mi ripeteva, impegnatissima a farmi venire. Sentii tutta la mia eccitazione finirle in gola. Lei parve immobilizzarsi, ma sentivo la cappella come sottovuoto. Prima di alzarsi, me lo leccò ancora, sinuosa come una felina. Le diedi un bacio lungo e caldo. Non mi sarei mai voluto staccare da quelle labbra di fuoco.

Finì che, la stessa sera, aspettai invano Fausta all'altro locale. Non si presentò, né la vidi mai più.

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